Il tempo che faceva di Aldo Boraschi edito da AltreVoci Edizioni è un libro che accompagna dolcemente il lettore in un viaggio generazionale. La particolarità di questo libro è che, pur non potendolo definire un romanzo di formazione, ha nello sviluppo della storia quella caratteristica tipica di questo genere. Un’evoluzione trasversale per tutti i personaggi legati da un’affinità che va oltre la distanza d’età.
La bellezza di questo romanzo è il messaggio d’amore e d’amicizia che lo accompagna. Un a caratteristica che lo rende educativo per chi lo legge, perché inevitabilmente genera una riflessione sui rapporti umani.
Il metro con cui si misura il tempo sono gli accadimenti, quelli che cambiano tutto e ti fanno capire tante cose.
Trama
La protagonista del romanzo è Gelinda che vive a Senzunnome da sempre, diventando una sorta di icona e memoria storica di questo paesino. Una donna forte che per anni è stata il punto di riferimento con il suo bar. Uno spazio di ritrovo e di aggregazione che regalava calore e dolcezza ai suoi frequentatori. Nonostante la solitudine e la vecchiaia, Gelinda è una donna serena e sensibile che con il suo carisma riesce a conquistare la fiducia di Beata.
Beata è una ragazza bella e introversa, bullizzata nel paese tanto da essere chiamata “la scema del villaggio”.
La discriminazione arriva prima di tutto da sua madre, generando in lei un’insicurezza, figlia della mancanza d’amore. Sarà Gelinda a rappresentare per lei quell’amore materno e quell’attenzione che non aveva mai ricevuto. Due donne che nella loro diversità si ritrovano molto simili.
Il romanzo è ricco di personaggi molto particolari e ben caratterizzati. Ogni personaggio è fondamentale per l’evoluzione della storia che coinvolge il paese e i suoi abitanti.
Il racconto è intervallato dai ricordi raccontati attraverso i diari di Gelinda. L’alternanza tra flashback e realtà genera una curiosità anche morbosa per capire l’evoluzione della storia. Non voglio fare paragoni con romanzi che sono stati pietre miliari della nostra cultura, però ne Il tempo che faceva ritrovo certi riferimenti. Pur con un linguaggio moderno e contemporaneo, ricorda da un lato lo stile neorealista, dall’altro gli intrecci della trama tipici del verismo.
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Aldo Boraschi ha uno stile delicato e dietro la vena di malinconia, propone un messaggio di positività. Così l’autore abbatte quella distanza tra generazioni raccontando come tra terza età e gioventù sia possibile costruire ponti meravigliosi. In particolare Gelinda trasforma Beata e lo fa attraverso la sua esperienza e il suo sapere, ma soprattutto le regala una speranza e ali per volare.
Si imparano un sacco di cose, sai, se solo hai la pazienza di ascoltare.
Curiosità
Aldo Boraschi è un giornalista, scrittore e blogger. (clicca qui per la sua biografia)
Ha lavorato per oltre vent’anni in redazioni giornalistiche. Ha una produzione letteraria molto ricca alle spalle e con questo romanzo conferma la sua grande attenzione per chi è ai margini. Lo fa costruendo una storia che trasportata nella realtà attuale è un copione ormai noto. Leggendolo ho pensato che la piazza di Senzunnome, rappresenta la platea social.
Ogni giorno c’è qualcuno che diventa “lo scemo del villaggio” da additare. Il tempo che faceva offre una via d’uscita e una grande opportunità per cestinare le etichette e pensare solo a vivere bene.
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